sabato 8 dicembre 2012

CRESCERE INSIEME : Un confronto con se stessi

Anche se in molte discipline sportive i bambini sono mossi ad un avvio precoce alle competizioni agonistiche, prima dei 12 anni è generalmente sconsigliata la pratica sportiva a livello agonisticoperchè non esistono ancora i presupposti psicofisici necessari per sopportare impegnativi carichi di lavoro.
Tuttavia, tra le occasioni utili allo sviluppo e all'educaziione del bambino vi è anche il desiderio di competere.
Dai 6 anni cresce il bisogno di confrontarsi con gli altri. questa necessità, per essesre soddisfatta, non richiede pratica sportiva agonistica ad alto livello, ma è sufficiente che il bambino pratichi uno sport competitivo, ovvero uno sport in cui esiste un confronto agonistico moderato; la gara non è l'obiettivo da raggiungere, ma un modo per verificare l'apprendimento degli insegnamenti in cui deve essere sempre presente il divertimento e mai lo stress.
I bisogni connessi all'aggressività, all'interazione con gli altri, all'autoaffermazione sono naturali.
Rispetto a questo, l'agonismo ha una funzione compensativa, purchè sia gestito da un educatore preparato in un ambiente consapevole e ben organizzato.
Ogni bambino ha una quota di aggressività e la esterna a secondo di come è vissuta in famiglia e negli ambienti che frequenta.
Nell'agonismo, cosi come negli altri sport in generale, esistono codici, regole che definiscono il comportamento competitivo e incanalano l'aggressività.
Lo sport in generale e sopratutto nella sua dimensione agonistica, è possibilità di confronto con l'avversario, col cronometro, con se stessi.
Media le emozioni e le ambizioni di affermazione del bambino, offre la possibilità di verificare i limiti e capacità, di comprendere come migliorarsi; se vissuta e proposta così, la competizione è un elemento di rinforzo per il bambino, offrendo l'opportunità di guadagnare sicurezza e autostime.
Se quel desiderio di affermazione di tipo aggressivo nel tempo diverrà motivazione al confronto con l'avversario per constatare le capacità aquisite, allora l'agonismo avrà raggiunto il suo effettivo obiettivo educativo.
La competizione, quindi, è un elemento sano se ben compreso e ben gestito.
In questo, cventrale è la figura dell'allenatore.

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